La musica di Astor Piazzolla è indubbiamente una delle più grandi espressioni artistiche che l’Argentina abbia regalato al mondo. Incorporando musica classica e jazz nel tango tradizionale, Piazzolla ha ottenuto un risultato formidabile ed estremamente innovativo, perfezionando questo ritmo di Buenos Aires e rivoluzionando i suoi concetti per sempre.
Sono tanti gli articoli che descrivono la biografia, la discografia e la vita artistica di Piazzolla. Anche noi, in occasione dello spettacolo En tus ojos al Teatro Fenaroli di Lanciano abbiamo raccontato di Piazzolla e della sua musica.
Inizialmente non tutti riconobbero il tango nella musica di Astor Piazzolla. Per molti, l’ottima musica da lui composta non era Tango. È questa l’eterna polemica! Una polemica che si è scatenata sin dalla comparsa di Piazzolla con le sue teorie e le sue forme rinnovatrici del tango.
Già nel 1955 tutto questo si sente con più forza sebbene Piazzolla avesse proposto, sin dagli anni ’40, nuove forme per la musica di Buenos Aires. In realtà, per tutti, oggi quello di Piazzolla è assolutamente tango. Rappresenta, per molti, il culmine di una linea evolutiva iniziata da quei precursori eroici tali come Eduardo Arolas: un uomo che fu chiamato la tigre del bandoneòn. Uno dei primi a dominare quello strumento quasi magico che, arrivando dalla Germania, approdò sulle spiagge dell’Argentina e lì vi rimase diventando così la voce di Buenos Aires.
In questa intervista, realizzata dalla Rai nel 1976, possiamo ascoltare dalla sua stessa voce alcune considerazioni ed aneddoti sul suo rapporto con il tango argentino e gli inizi della sua carriera con il bandoneón. Guarda il video o leggi la trascrizione delle sue parole che di seguito abbiamo voluto riportare.
“Con me succede che quando riesci a capirmi, sto già cambiando. E’ stato così per tutta la vita.”
Piazzolla si racconta
Mi chiamo Astor Piazzolla, è da un anno che mi trovo in Italia sono un compositore di musica di tango anche se, a volte, nel mio paese si dice che non è Tango la musica che faccio: è musica della città di Buenos Aires. Ad ogni modo il tango che sembra una musica e un ritmo così semplice, è assai più complesso. In verità per conoscere più profondamente la storia del tango bisognerebbe recarsi a Buenos Aires.
Sai, la mia vita fu abbastanza strana. Parlo della mia vita musicale. Stavo appunto raccontando loro poco fa, che noi eravamo immigrati dall’Argentina negli Stati Uniti . Avevo l’età di 9 anni quando mio padre arrivò a casa con una grande custodia e un bandoneòn. Un bandoneòn a New York nel 1930! Io dico: che roba è? E’ il bandoneòn, uno strumento per suonare il tango. Tango? Io non sapevo nulla sul tango. Mio padre invece sì. Faceva raccolta di dischi di Gardel e di De Caro.
Allora io ero affascinato da un uomo che suonava il pianoforte nella casa accanto. Era un ungherese allievo di Sergej Rachmaninov e io ascoltavo Bach. Tutta la giornata. Passavo il giorno, ero un ragazzino di 10 anni, accanto alla finestra invece di giocare. Io che ero appassionato della strada e del gioco del baseball.
L’altra mia passione era riuscire a stare accanto alla finestra che si affacciava sul cortile e sentire quell’uomo, quel ungherese meraviglioso che si chiamava Bela Wilda, che suonava Johann Sebastian Bach. Io incominciai suonando Johann Sebastian Bach col bandoneón. Sono passato dai classici al tango più o meno nel 1934 all’incirca all’epoca dell’arrivo di Gardel.
Piazzolla incontra Gardel
Arriva Gardel a New York e ha notizia di un argentino che suonava il bandoneón. Gardel mi invita ad un pranzo offerto da lui e mi porta tutta la musica di un suo film: “El dia que me quieras”. Me la fa ascoltare ed io con il bandoneón eccomi a suonare il tango così com’è scritto, pessimamente come tango, come musica mi riusciva bene perché io ero un musicista. Mi piaceva la musica e suonavo Bach. E così io suonavo il tango come si trattasse di Bach. Seriamente. Fu così che incomincia a suonare il mio primo tango. Direttamente con Carlos Gardel. Avevo 14 anni.
Certamente a me è toccato vivere l’epoca migliore del tango, quella degli anni ’40. Un’epoca durante la quale Buenos Aires era piena di scuole di ballo popolare, club di quartiere dove si ballava il tango e tanti altri luoghi dove si vedeva la gioventù argentina ballare il tango in un modo che Rodolfo Valentino o forse George Raft non avrebbero mai immaginato. Così fino alle sofisticazioni dei professionisti.
~ Piazzolla, Pugliese,D’Arienzo, De Caro, Tanturi, Fresedo, Discepolo. Tutti cognomi italiani! Vuol dire che il tango fu fatto soltanto dagli italiani?
Io penso che un’ alta percentuale dei tanghi è fatta dagli italiani. Direi che l’ottanta, il novanta per cento dei nomi che riguardano la buona musica del tango sono nomi italiani.
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